L’Islanda terra dei ghiacci e del fuoco
Sabato 28 maggio un gruppo di 40 parmigiani, prenotati da Turisalfa viaggi di Parma, partono alla volta dell’Islanda. Un ritardo del volo di 2 ore li fa giungere a Reykiavich alle 3 del mattino ora locale, le 5 in Italia, accolti da un bellissimo sole. L’impatto emozionale è grande: siamo nel periodo, l’estate, durante il quale il sole splende per 20 ore al giorno, controbilanciato durante l’inverno, quando la luce del sole fa capolino per solo 4 ore al giorno.
La temperatura, nonostante le aspettative negative risulta per 2 giorni molto gradevole, sfiorando i 20°, suscitando stupore anche nella nostra guida islandese.
La prima cosa che colpisce del panorama islandese è la presenza imponente, nel paesaggio che ci circonda, dell’acqua: tanta, tantissima acqua sotto forma di magnifiche ed imponenti cascate, di torrenti, fiumi e laghi. Nel momento in cui terminano queste forme d’acqua, ecco l’oceano con i suoi fiordi che penetrano in profondità nel territorio, creando paesaggi di una bellezza selvaggia ed incredibile ai nostri occhi abituati, purtroppo, a ben altri paesaggi, quasi desertici per carenza d’acqua. In molti, nel gruppo, si domandavano se, in aggiunta alle tubature che trasportano petrolio e gas, non fosse il momento di pensare a tubature per il trasporto dell’acqua fino alle nostre assetate terre…. Ma non abbiamo il tempo per ulteriori riflessioni perché abbiamo raggiunto il fiordo di Siglufjordur sede del museo dell’aringa. Dove un tempo sorgeva una fabbrica per la lavorazione dell’aringa, alcuni abitanti del luogo hanno voluto mantenere viva la memoria per questo tipo di lavorazione che, nel corso degli anni, ha visto lavorare nella fabbrica i loro antenati, quando la pesca non era industriale ma ancora a gestione locale. Dopo un assaggio di questo pesciolino preparato con cipolle e cannella, accompagnato da un bicchiere di una specie di grappa locale, ripartiamo per vivere una delle più emozionanti esperienze dell’intero viaggio: l’osservazione delle balene. Tutti avvolti nelle nostre tute termiche di un rosso vivo, partiamo lungo il fiordo dove, probabilmente, si trovano alcune balene. Siamo piuttosto fortunati: ne vediamo 3, un po’ in lontananza ma neppure troppo, che entrano ed escono dall’acqua con il caratteristico sbuffo d’acqua e la gigantesca coda che ci ricorda la loro dimensione ed imponenza. Accompagnati da un magnifico sole viviamo questa esperienza di 2 ore con una dolce serenità interiore, circondati da panorami che comprendono cime innevate, cascate, l’oceano e silenzio, tanto silenzio rotto solo dal rumore del motore della nave e dalle grida di stupore ogni volta che uno sbuffo d’acqua precede la visione di questo bellissimo mammifero.
Un altro importante aspetto della natura di quest’isola è la parte, chiamiamola così, del fuoco. L’Islanda è una nazione che al 90% della sua popolazione fornisce energia elettrica, calore per riscaldarsi e di calore ne serve tanto anche in piena estate, oltre all’acqua calda, utilizzando quello che si trova in natura di milioni di anni. Le sorgenti geotermali con l’acqua che supera i 40°, le fonti di argilla bollente e, soprattutto, i vulcani forniscono tutta l’energia necessaria allo scopo. La natura ha fatto la sua parte ma qui l’uomo ha saputo trarre il massimo beneficio dalla propria terra, senza violentarla o snaturarla. Attraversiamo una solfatara con il suo bollente vapore e l’intenso odore che penetra nelle narici e ci rendiamo conto di quanto calore possa esserci nel sottosuolo.
Il nostro viaggio prosegue fino a raggiungere un’altra meraviglia di questa incredibile isola, l’immenso ghiacciaio di Vatnajokull, grande come l’Umbria. Ci ritroviamo a bordo di un mezzo anfibio a navigare tra iceberg di ogni dimensione, all’interno della laguna glaciale formata dallo scioglimento del ghiacciaio, con alcune foche che, tranquillamente nonostante la presenza dell’imbarcazione, stanno pescando nelle gelide acque.
L’ultima parte del nostro tour prevede la visita alla zona del “Triangolo d’Oro” un percorso attraverso la zona dei Geyser, fino a raggiungere il famoso Strokkur, il geyser più fotografato in assoluto che ogni 5 minuti circa erutta.
Dimenticavo di segnalare che dopo i primi 2 giorni il tempo è tornato “normale”: pioggia, vento e temperatura decisamente più consona alle latitudini dell’isola.
La conclusione del viaggio è stata degna di tutto il viaggio: ci siamo concessi 2 ore all’interno della “Blue Lagoon” una sorgente geotermale con l’acqua a circa 40° dove ci siamo rilassati, abbiamo degustato un drink restando in acqua e con sul viso una crema che ci ha ringiovanito di 20 anni, facendoci affrontare il viaggio di rientro soddisfatti e con il pensiero già rivolto al prossimo viaggio.